La sfida biennale tra Europa e Stati Uniti, che da oggi (fino a domenica 26), celebra a Whistling Straits in Wisconsin la sua 43ª edizione, rappresenta il terzo evento televisivo globale dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio per numero di spettatori.
Il format del torneo, che vede dodici campioni europei fronteggiare quelli americani, si preannuncia molto interessante per le gerarchie del golf mondiale. Nel 2018 a Parigi, quando il Team Europa gareggiava sul green amico, i padroni di casa hanno vinto trascinati da un grande Francesco Molinari. Questa volta l’azzurro però non ci sarà, per via della recente flessione di risultati e vittorie, in una Ryder Cup che sarà orfana dei golfisti italiani. Gli statunitensi vantano invece solo giocatori che nel ranking mondiale si piazzano dalla 21esima posizione in su, con tanti rookie affamati di vittorie e pronti a fare la differenza, anche nella competizione fondata nell’ormai lontano 1927 e disputata quasi sempre ogni due anni.
Nei match play che vanno a caratterizzare la formula attuale della Ryder Cup non conterà solo la bravura dei singoli, perché su 28 sfide totali, molte vedranno i golfisti fronteggiarsi in coppia, obbligati ad alternarsi, ma comunque con l’obiettivo di vincere quante più buche possibili nel minor numero di colpi. Il capitano sceglie chi mandare sul green, coppie comprese, per ogni sfida, ognuna delle quali avrà il valore di un punto. Sui 28 punti in palio (in caso di pareggio ad ogni team andrà lo 0,5, a fronte di un 14-14), saranno i campioni in carica ad aggiudicarsi il trofeo.