Si mette male per Marcos Evangelista de Moraes (meglio noto come Cafu);
il tribunale civile di Goiàna, ha bloccato beni mobili e immobili e circa 3 milioni di dollari dai suoi conti bancari, con l’accusa di danni morali e materiali.
Secondo il magistrato, Cafu, insieme ad altre due persone, sarebbe stato l’artefice di un sistema di marketing piramidale, una particolare strategia commerciale “non sostenibile”, in cui lo scambio di denaro, beni o servizi, servono solo ad arruolare nuovi soggetti.
L’imputato, con il ruolo di ambasciatore della società Arbcrypto, avrebbe offerto guadagni (fino al 2,5% al giorno) in bitcoin. La società non ha mai ceduto i rendimenti promessi ai suoi clienti.
Il giudice Aureliano Albuquerque Amorim, ha richiesto il blocco delle attività dell’ex calciatore dopo aver confrontato le prestazioni dell’azienda, per compensare eventuali danni finanziari agli investitori e sarà oggetto di un’azione civile collettiva promossa dall’Istituto brasiliano per lo studio e la difesa delle relazioni con i consumatori (lo stesso che citò in giudizio l’ex giocatore Ronaldinho Gaúcho).
La difesa può ancora fare appello alla decisione del tribunale.