L’NBA promette battaglia ai no-vax. Dopo le dichiarazioni di Kyrie Irving e Andrew Wiggins, col giocatore dei Warriors che rischia praticamente di saltare le 41 gare casalinghe di Golden State lasciando sul piatto circa 9 milioni di dollari, al coro dei dissidenti si è unito anche Bradley Beal, star dei Washington Wizards che ha peraltro, contratto la malattia negli scorsi mesi e si è dichiarato fiducioso relativamente agli anticorpi prodotti dopo la positività.
“Non sento pressioni per farmi vaccinare. E non penso che voi possiate costringere qualcuno a fare cose che non vuole o a iniettarsi sostanze nel suo corpo.”
Per tutti i giocatori no-vax, il protocollo si inasprisce con test quotidiani durante tutte le giornate di allenamento, di viaggio e delle partite a differenza del personale vaccinato e cosiddetto di ‘livello 1’, cioè allenatori e staff che lavorano regolarmente a meno di 4,5 metri di giocatori e arbitri. Il personale di ‘livello 1’, a differenza dei giocatori, è obbligato a vaccinarsi. Inoltre alle persone non vaccinate sarà vietato mangiare nella stessa stanza di un altro giocatore o membro dello staff di ‘livello 1’ e dovranno stare ad almeno due metri da qualsiasi altra persona. A loro verrà assegnato un armadietto il più lontano possibile da quelli degli altri compagni di squadra.