Lui all‘Europeo dell’anno passato non ci è andato per infortunio, lui è il capitano della Roma che per la prima volta ha vinto un trofeo internazionale, lui è quell’atipico che nel calcio iperorganizzato di oggi può far saltare il banco in ogni momento. Lui è Lorenzo Pellegrini, che il prossimo 19 giugno compirà 26 anni ed è stato l’autore del gol, indossando la maglia numero 10, contro la Germania. Cresciuto nel settore giovanile della Roma, esploso nel Sassuolo e diventato grande con il giallorosso addosso. Stagione da autentico leader quella vissuta da Pellegrini con Mourinho, 41 presenze e 14 gol, con una sensazione chiara di aver a che fare con un giocatore in crescita esponenziale. La gemma su punizione contro la Lazio, che ha fatto venire i lucciconi a Totti in tribuna, è certamente la fotoricordo dell’annata appena conclusa.
Ora l‘Italia, ora l’azzurro. Roberto Mancini gli ha affidato il ruolo che è stato sempre di Insigne in questo ultimo biennio. Pellegrini ci ha messo un tempo per prendere confidenza con un ruolo nuovo, ma che certamente è nelle sue corde. Poi è stato bravo e scaltro a farsi trovare pronto sull’invitante assist di Gnonto. Dalla cintola in su Lorenzo può fare tutto, mezzala, trequartista, ora anche esterno d’attacco. Mourinho ne ha fatto subito un totem, accelerando anche le pratiche di un rinnovo contrattuale che ad un certo punto non appariva scontato. Pellegrini si è preso la Roma, la fascia di capitano dopo Totti e De Rossi, e adesso vuole prendersi l’azzurro. La Nazionale ha bisogno di gente come lui, forte con i piedi e con la testa, capace di fare gruppo e di essere leader. D’altronde segnare contro la Germania non è mai una cosa banale, soprattutto di questi tempo di magra azzurra. Lorenzo Pellegrini, la strada per diventare Magnifico è tracciata, a tinte giallorossoazzurre.